martedì 2 ottobre 2007

Last, but not least (hopefully)

Dopo più di due mesi di assenza, torno sul blog per la ciliegina sulla torta. E' l'ultimo, gente; forse arriverà ancora qualche correzione, ma mai più post nuovi di zecca.

Si potrebbe pensare che l'abbandono del blog incompiuto fosse dovuto alla noia, o perchè non sapessi cos'altro scrivere; in realtà, il motivo è un pizzico più dignitoso - e forse meno interessante. Mi piaceva l'idea di chiudere il blog con una visione più ampia e meno coinvolta delle precedenti; mi ero ripromesso di far trascorrere la mia vita in Italia per tanti mesi quanti ne ho trascorsi in Finlandia, prima di scrivere un ultimo commento sulla mia esperienza; ed eccomi qui, cinque mesi e un giorno dopo il mio ritorno. E allora, a quale conclusione sono arrivato, a cinque mesi di distanza dai miei cinque mesi da studente Erasmus? Non mi piace dilungarmi molto, ma una piccola premessa in questo caso è importante.

Quando cambiamo le nostre abitudini di vita, la nostra dieta, il modo di uscire con gli amici o gli amici stessi, il lavoro, la macchina, la fidanzata/il fidanzato, un oggetto personale come il cellulare o il computer portatile, un capo d'abbigliamento cui siamo molto affezionati, il luogo di villeggiatura, la casa dove viviamo, gli studi, l'ora di alzarsi o una qualunque altra tra le piccole cose che ci caratterizzano e danno unicità come individui, c'è sempre una forma di continuità tra passato e presente, tra ciò che eravamo (o cui eravamo abituati) e ciò che c'è di nuovo nella nostra vita; la nostra mente rende il passaggio abbastanza graduale da essere digerito e somatizzato in modo dolce. In sintesi: il nostro mondo non cambia.

Ma se a cambiare sono non uno, non due ma decine e decine di queste cose messe insieme, la sensazione è quella di essere catapultati in un altro modo, di vivere una dimensione parallela, di essere stati assegnati alla vita di qualcun altro. La nostra mente non è in grado di rendere dolce un cambiamento così radicale e repentino; per difendersi, allora, il nostro cervello crea una specie di dimensione onirica, formata dai sogni, i timori e le aspettative del futuro, con cui tenerci storditi e sornioni per tutto il tempo necessario ad abituarsi alle novità.

E cosa è stato, dunque, il mio soggiorno all'estero? Uno stato onirico creato da mé stesso. Un limbo dell'esperienza; un sogno che la mia mente ha costruito per difendersi da troppi velocissimi cambiamenti ed evitare di impazzire. Non un dolcissimo sogno, non un incubo, ma un semplice sogno. Una parentesi che si è aperta e chiusa con tale rapidità (cinque mesi sono pochissimo quando cambi tutto delle tue abitudini quotidiane) da farti ipotizzare, al tuo ritorno, che in fondo... Potresti aver sognato tutto. E se non avessi foto, video, pezzi di carta a ricordarti che tu, quell'esperienza, l'hai vissuta veramente... saresti ancora lì, sbigottito, sul tuo letto, a girarti e rigirarti chiedendoti: "Ma io, lì, ci sono stato davvero?"
Sì, ci sono stato; sono foto come questa a testimoniarlo. Ed è così che mi voglio ricordare in quella terra tutta natura e ordine: felice.

Molti sogni - forse la maggior parte di essi - non vengono ricordati, di giorno, per il semplice fatto che non c'è nulla a ricordarceli. Ogni tanto vediamo un oggetto, incontriamo una persona, percepiamo un suono e diciamo: "Ehi, ma io questo l'ho sognato! Adesso ricordo". Ma un sogno di cinque mesi non lo dimentichi; e non per le foto, non per i video, ma perchè diventa un pezzo di te. Magari dimenticherai alcuni amici, alcuni luoghi, alcuni eventi, ma senti che qualcosa ti è rimasta dentro; qualcosa che, dopo averti sradicato dalla tua vita, fatto assaggiare il mondo e ributtato indietro nella routine, ti aiuta a delineare meglio la tua identità, la tua terra, i tuoi cari. Ecco, questa è stata la paradossale conquista: ciò che già mi sembrava di avere, come per magia, adesso ha preso forma, mi prende per mano e mi dice: "Ben tornato, Eugenio".

Pensiero del giorno: "È sogno ciò che chiamiamo vita, o viceversa?" [Shakespeare?]

Canzone ascoltata: Giovanni Allevi, Back to life

lunedì 9 luglio 2007

Ebbene, sì: penso!

Pensando (ebbene, sì: penso!) alla fine del blog, mi perdo tra le decine di foto che avevo messo da parte in attesa di pubblicazione e che ancora non ho pubblicato.

Le guardo, una per una, e penso: sarà interessante? Banale? Esteticamente gradevole? Per me ognuna di quelle foto ha un significato particolare, che la insaporisce e la rende degna di pubblicazione sul prossimo numero di National Geographic; dovrei però, almeno in parte, tentare di spiegare quello che c'è "dietro" (a parte chi scatta la foto), o per chi legge una foto sarà poco più di un ammasso di pixel. Ma è lecito provare a trasmettere un pensiero, un'emozione, un ricordo legato ad un'immagine? Probabilmente ci si dovrebbe chiedere non tanto se sia lecito, ma piuttosto se non sia un'impresa così ardua da essere vana.

Ripenso a quando tanto tempo fa, non riuscendo ancora cogliere al volo le parole inglesi, potevo semplicemente immaginare il significato delle canzoni straniere che ascoltavo; così, una canzone d'amore diventava una canzone esistenziale, e "Non guardare al passato con rabbia" diventava una dichiarazione d'amore. Così, nelle gallerie d'arte, non ho mai letto le didascalie e le interpretazioni critiche delle opere; non è meglio avere con l'arte un primo approccio ignorante e spontaneo, genuino e privo di preconcetti, piuttosto che uno razionale e consapevole?

Poi, dopo aver studiato l'arte a scuola, e dopo aver acquisito la capacità di capire al volo i testi inglesi, le opere hanno perso un pezzettino della loro poesia: le canzoni parlano di ciò per cui sono state scritte, non di quello che penso io, e i dipinti devono essere contestualizzati ed analizzati, prima che contemplati. Non che ci sia solo del male, in questo, ma potendo scegliere tra una fredda conoscenza e una emozionante ignoranza, i miei due lettori cosa sceglierebbero?

In questo post, ho scelto io per voi. Ecco delle foto sparse, di varia origine, per le quali non spenderò una parola di più. Mai. E questo - con mio grande sollievo misto a nostalgia - accelera ancora di più la fine del blog, che potrebbe concretizzarsi perfino nel prossimo post.

Pensiero del giorno: "they say an end can be a start", cantato dai Phoenix United, aveva tutt'altro significato nella mia mente...

Canzone ascoltata: Mamas & Papas, Dream a little dream of me

venerdì 6 luglio 2007

Blackjack!

In Finlandia puoi trovare tavoli da blackjack in qualsiasi pub che si rispetti. Compri le fiche, ti siedi, giochi. Le fiche che ti rimangono alla fine del gioco - supponendo che, stranamente, te ne rimangano - le cambi con vero denaro alla cassa del bar. Di solito ti rimane un euro, e lo cambi soltanto perché hai comprato un numero di fiche multiplo di 5 e la puntata minima è 2 euro. Peccato - una fortuna per la mia famiglia - che io abbia scoperto le gioie di questo gioco solo due settimane prima della mia partenza: giusto il tempo di assuefarmi, poi via.

Cominci a raccontare di aver giocato in diversi locali, e prima o poi qualcuno fa la fatidica domanda: "hai vinto?"; poi, colpiti da un lampo di genio comico, correggono il tiro: "anzi, quanto hai perso?", e ridono.

Ora, se dici "ho perso 30 euro al blackjack in 10 minuti" non ti aspetti facce compiaciute, e in effetti vieni guardato un po' male - anzi, qualcuno prende l'elenco telefonico perché vuole chiamare la prima comunità di recupero disponibile. Se poi aggiungi "ero l'unico che in quella mano puntava solo il minimo giocabile", le persone posano l'elenco telefonico. Poi fai presente che eri lo zimbello del tavolo, dove decine di persone puntavano 20-30 euro per mano mentre sulla tua casella c'era una solitaria fiche da 2 euro: "la croupier vedeva la mia puntata e mi guardava compassionevole", e i parenti ti dicono "hai fatto bene!". Ma è solo quando dici che il giorno dopo hai recuperato tutto il perduto, che la gente torna a salutarti quando ti incontra per strada.

In effetti la foto dove punto il cellulare (in alto a sinistra) e quella dove mi gioco la camicia (al centro a destra) sono solo "simboliche". E poi, ci sono giocatori peggiori di me...


Pensiero del giorno: tutto fa assuefare.

Canzone ascoltata: Rage Against The Machine, Calm like a bomb

Irminio vs. Aura

Ancora non posseggo una panoramica del fiume Irminio, e forse non ne possiederò mai. Ma l'Irminio sarà sempre nel mio cuore, soprattutto dopo quella gita alla sua foce fatta alle elementari. Che ricordi...

Invece, ecco pronta una panoramica dell'Aura:


Pensiero del giorno: ascolto spesso anche musica italiana, giuro!

Canzone ascoltata: Jeff Bucley, So Real

giovedì 5 luglio 2007

"Have fun" (post ripescato)

Eh sì, i nordici hanno davvero un carattere freddo. Il 30 maggio mando una email al mio tutor (in foto), dicendogli che per me è l'ultimo giorno in Finlandia; in serata andrò da Onnela, come tutti gli altri, per gli addii (nb: l'ingresso è gratuito). Ero sicuro di ricevere una risposta tipo "ci sarò sicuramente per salutarti!", e invece leggo: "Tomorrow I have to work. Have fun!"
Ok, devi andare al lavoro... Ma passare cinque minuti da un locale con ingresso gratuito per salutare una persona che hai visto per cinque mesi e che non rivedrai mai più? No, eh?

Ma gli voglio bene lo stesso.

Pensiero del giorno: Shpalman, aiutami tu!

Canzone ascoltata: Fatboy Slim, Praise you

mercoledì 4 luglio 2007

La colonna sonora delle notti nordiche

Solo una cosa ho da rimproverare al freddo ma accogliente Paese che mi ha ospitato per cotanto periodo - cinque interminabilii mesi, trascorsi in un battito d'ali. Il fatto che bere - bere alcool, e berne davvero parecchio - sia un gioco. Dovunque tu vada, e a qualsiasi ora, puoi trovare persone con almeno una birra in mano; e non si tratta di intenditori, che gustano la birra, e la pretendono spillata da mani esperte in larghi bicchieri di vetro: la porcheria più economica è più che sufficiente, se è adatta per ubriacarsi presto. Se Onnela è pieno come un uovo, il mercoledì sera, non è perché il locale sia particolarmente accogliente o la musica piacevole: è perché il mercoledì la birra costa un euro, e non importa che tale birra sia poi una sorta di acqua colorata e amarostica; è alcolica, perciò va bene. Dopotutto, c'è gente molto timida lassù, e per i più alzare un po' il gomito è l'unico modo per allentare quanto basta dei freni inibitori particolarmente stretti.

E' zeppo di gente ubriaca, la sera, il paese più avanzato al mondo, incubo e delizia di ogni epatologo; e il rumore di bottiglie rotte sull'asfalto, insieme ai gorgheggi di gente ancora solo alticcia, è la colonna sonora della notte del nord. Bere è un gioco, niente più di un gioco.

Jeff, aiutali tu a capire che bere non è (sempre) un gioco.

Nella foto a destra in basso: la fila per andare ai bagni pubblici durante il Vappu.
A sinistra in alto: un altro che beve per gioco; ma, in questo caso, davvero per gioco.

Pensiero del giorno:
Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente, si beve per far succedere qualcosa.

Charles Bukowski

Canzone ascoltata: Jeff Buckley, Lilac Wine

The Sicilian job

Altra bipartita: cosa sta facendo nella foto il nostro "intrepido" eroe? Sta forse provando ad autodecapitarsi con la finestra? Oppure vuole farla finita perchè ha dimenticato di cambiare le lenzuola negli ultimi 4 mesi?

Forse è solo entrato dalla finestra nella camera di una amico assente; sta rubando lenzuola, materasso e una - una! - pantofola; spera che l'amico, tornato a casa, pensi: "Non è possibile! Solo io ho la chiave di camera mia!" e impazzisca...

L'amico tornerà in camera sua in nottata. Per fortuna, sarà solo: l'uomo in rosso non ha rovinato alcunché, con sua grande gioia - o con suo rammarico?

Pensiero del giorno: continuare a postare di eventi passati è una forma di gustosa nostalgia.

Canzone ascoltata: Maria McKee - If Love Is A Red Dress

martedì 3 luglio 2007

Alla Cloetta Fazer

Questa volta una foto bipartita dovrebbe essere sufficiente. Contenuto: visita guidata alla Cloetta Fazer (la "Fabbrica di cioccolato") durante l'Helsinki Trip. No, purtruppo - con mio grande rammarico - non era la stessa fabbrica di cioccolato e dolciumi di cui Willy Wonka è proprietario.

In alto, una slide della presentazione introduttiva in cui si dice che la Fazer ha il diritto esclusivo (non so di preciso in quali giurisdizioni) di vendere cioccolato incartato in carta blu.

In basso, la zona all'interno della fabbrica in cui ai visitatori è concesso mangiare tutta la cioccolata che vogliono, in maniera del tutto gratuita. Peccato che in questa zona siano del tutto assenti le tavolette più pregiate (e.g. quelle con nocciole, o mandorle).

Tirchietti... ma in fondo simpatici.

Pensiero del giorno: durante il mi soggiorno in Finlandia, Babbo Natale l'ho visto; Batman l'ho mancato per un pelo; stringere la mano anche al grande Wonka sarebbe stato davvero troppo.

Canzone ascoltata: Head Automatica, Beating Heart Baby

Fine del rebus, inizio delle nostalgie

Abbiamo una vincitrice, che ha partecipato al concorso "per altre vie". Un affezionato (???) lettore aveva suggerito la soluzione "pasta con la salsa", avvicinandosi alla soluzione... senza però arrivarvi completamente. Una affezionatissima (!) lettrice, notando con arguzia che un dialetto vicino al Catalano è il dialetto sardo, è arrivata invece alla soluzione corretta: "Pasta con la Sarda", dove la "sarda" è la simpatica Silvia (ciao Silvia!).

Non preoccuparti, "anonimo" lettore; prenderemo comunque una birra dal Mastro, prima o poi.

Infine, in prossimità della chiusura del blog, ecco una foto 2x2 dell'Helsinki trip (30 marzo 2007). In basso a sinistra, il Design Museum con in corso una mostra dedicata alla Formula 1; ho sollevato con le mie mani un vero pneumatico da Formula 1 (sono leggerissimi!) e ho provato a sedermi nel sedile usato da Barrichello, che probabilmente porta 3-4 taglie meno di me. In basso a destra, due statue all'ingresso della stazione ferroviaria. Dove le avrò già viste? In un film, credo...

Pensiero del giorno: è già tutto così lontano...

Canzone ascoltata: Jeff Buckley - Grace

domenica 3 giugno 2007

Rebus (5, 3, 2, 5)

In palio, una birra (a Catania). Esclusi dal concorso tutti coloro che negli ultimi 6 mesi siano stati a Turku (Finlandia), nonché i loro parenti fino al 3° grado; i suggerimenti agli amici non sono validi. Scadenza: il termine del blog (tra qualche giorno).

Indizio: il dialetto parlato dalla ragazza in foto somiglia al Catalano...

Pensiero del giorno: durante i primi 5 minuti nel parcheggio dell'aeroporto di Catania ho sentito suonare clacson tante volte quanto in 5 mesi a Turku.

Canzone ascoltata: Elio e le Storie Tese, Fossi figo

Pranzo all'Harald

Il formaggio caprino arrosto aveva il sapore di una vecchia ciabatta. Non ho mai assaggiato una vecchia ciabatta, e tuttavia ne sono certo. La foto riassume bene tutto il pranzo: nella parte alta, si intravede l'atmosfera lignea e piena di cadaveri animali; nella parte inferiore, lo sguardo non proprio soddisfatto di Carlo. Lui e Katerina hanno apprezzato il cibo meno di me.
Eravamo al ristorante vikingo, dove ho scoperto che esiste un livello di frittura "super sayan": il salmone era così croccante che ho avuto l'impressione di mordere solo dell'olio fritto. Un po' come quando un certo H.J.S. si è fatto friggere la camicia in un fast food.

Pensiero del giorno: arrivi in un paese estero con l'idea che i gusti siano relativi, e ognuno abbia la propria rispettabilissima gastronomia; torni a casa con le più forti convinzioni che il cibo italiano è superiore, in senso assoluto, ad ogni altro al mondo. Tsé.
[NOTA: qualcuno mi ha fatto notare che ho già esternato questo pensiero del giorno. Poco male: sottolineare è importante]

Canzone ascoltata: Scissor Sisters, Don't feel like dancing

[VIDEO] Somewhere under the snow...

Probabilmente monterò e pubblicherò qualche altro video, ma non "d'effetto" come questo. Non abbiate paura a commentarlo, nel bene e nel male! Si tratta degli ultimi due pomeriggi trascorsi a Hirvensalo, il minuscolo impianto sciistico di Turku. Purtroppo non ho prove dei pochi e bassi salti che mi sono riusciti senza cadere; in compenso, il video è pieno di prove dei salti che non mi sono riusciti. Eppure mi sento un eroe: dopo "sole" cinque/sei volte (di due ore l'una) trascorse sulla neve in tutta la mia vita, ero in grando di scendere a valle senza usare il sedere come slittino.



Era marzo, e a bordo pista la neve non c'era già più. A valle, in compenso, c'erano bei pozzangheroni; e, nel video, qualcuno decide di fare una nuotata...

Link su YouTube


Pensiero del giorno: quando monti i video hai il coltello dalla parte del manico: puoi decidere cosa censurare, cosa sottolineare, cosa esagerare... Davvero un grande potere.


Canzone ascoltata: Arctic Monkeys, When the sun goes down

I titoli pertinenti scarseggiano

Le ragazze finlandesi sono davvero molto alte.

Pensiero del giorno: meglio le svedesi (o, almeno, così dicono).

Canzone ascoltata: Dream Theater, Space-dye Vest

Entertainment for all senses

Riprendo nel titolo una frase presente nel post precedente (leggere tra le righe, please!) per parlare dell'escursione naturalistica nell'isola di Ruissalo. Riassumo tutto in una (quattro) foto: in riva all'arcipelago mezzo congelato, inseguendo uno scoiattolo salterino, ammirando splendidi fiori nel giardino botanico e miriadi di uccelli nel bosco circostante. Il tutto è stato descritto in ordine cronologico, mentre le foto sono state accostate l'una all'altra in un'ordine dettato dall'estetica, e non dalle considerazioni temporali. Nel giardino botanico, che un nostro anonimo lettore chiamava "giardino zoologico" e qualcun altro "giardino bottanico", c'erano anche foglie giganti, fiori carnivori, querce e una mensa (ci sarà stata solo volgare lattuga nell'insalata?).

Non ricordo (e non ho intenzione di cercare) la data esatta dell'escursione; ricordo solo che era un marzo, e l'anno terminava con 007.

Pensiero del giorno: deformazione professionale: ricordavo la traduzione inglese di scoiattolo grazie all'interfaccia webmail di Galileo, Squirrelmail...

Canzone ascoltata: Soundgarden, Black Hole Sun

Trova le sette differenze...

In realtà sono già tornato a casa. E con grande amarezza, devo constatare che decine di foto, in attesa di essere pubblicate su questo blog, sono ancora in attesa... Cercherò di recuperare in pochi giorni, e chiudere il tutto definitivamente. Diventerà una sorta di foto-blog, con pochi essenziali commenti...

Pensiero del giorno: la canzone del giorno ha un testo degno del memorandum di Dio; su Wikipedia si trovano maggiori informazioni riguardo la sua genesi...

Canzone ascoltata: Baz Luhrmann - Everybody's Free (To Wear Sunscreen)

domenica 20 maggio 2007

Strange strangers

Ed ecco, come promesso, due tizi particolari, incontrati lo scorso mercoledì ad Onnela. Nella foto a destra: Carlo sta per scattare la foto con me e Belen quando, ad un tratto, un perfetto sconosciuto salta fuori e si piazza al centro della foto. Si intravede nei miei occhi un che di sorpresa; lì per lì, non ho saputo come reagire... Poi, si mette a ridere. Non abbiamo la minima idea di chi sia né come si chiami, ma di sicuro è un tizio simpatico (o con manie di protagonismo). Dopo lo scatto si è scusato e poi ha continuato a ridere con i suoi amici...

Ma la perla della serata è la foto a sinistra: io e Carlo volevamo una foto con entrambi, così abbiamo chiesto ad un tizio che passava di scattarla. Il tizio, gentilissimo, prende la macchina, inquadra i soggetti e scatta. Poi ci ridà la macchina e se ne va. I più acuti avranno notato che in foto io e Carlo non ci siamo... Cosa è successo? Semplice: il tizio ha messo la macchina fotografica al contrario, e si è fotografato la faccia. Capisco che il locale era un po' buio, e forse il novello Toscani aveva alzato un po' il gomito... ma non accorgersi che il flash è stato dalla sua parte, è un po' troppo! Appena ce ne siamo accorti abbiamo riso per una mezzoretta... Se qualcuno lo conosce è pregato di fornirmi un suo recapito. Vorrei congratularmi con lui. No, non lo ha fatto apposta.

Pensiero del giorno: ah, se la flash card della macchina fotografica di Carlo potesse parlare!

Canzone ascoltata: Incubus, Battlestar Scralatchtica

Quiz per cuochi

Cosa stanno per addentare i nostri intrepidi eroi? Un dolce di pastafrolla? Una millefoglie? Una torta margherita?

La risposta non è semplice come sembra. Era parte di uno scherzo non molto riuscito... Ma per fugare ogni dubbio circa il fatto che non siamo solo noi "quelli strani", il prossimo post sarà dedicato ad altri due tizi strani...

Pensiero del giorno: a volte è molto meglio lasciar spazio all'immaginazione, piuttosto che fugare ogni dubbio razionalmente.

Canzone ascoltata: Head Automatica, Brooklyn is burning

Quiz per informatici

Qual è la nave più sicura al mondo? Ma è chiaro: la SSL.
Prima di salire a bordo, durante l'handshake, ti dicono: "Benvenuto! Ci direbbe, per favore, un numero casuale da 0 a 4294967295?". Poi ripetono il numero che hai detto loro. Ti danno una passata con AES, e ti spediscono un pezzo alla volta...

E si trova proprio a Turku, attraccata lungo l'Aura.

I non informatici clicchino qui (se proprio ne hanno voglia).

Pensiero del giorno: qui i casi sono due: o uno si scompiscia dal ridere, o comincia a preparare sassaiole e ritorsioni varie per il mio ritorno. Credo la seconda.

Canzone ascoltata: House of Pain, Jump Around

venerdì 18 maggio 2007

Viaggio nella bat-caverna

Venerdì 11 maggio era il giorno di visita a Batman e i suoi amici. Beh, si fa per dire: era la data di un viaggio naturalistico alla ricerca di pipistrelli, e non era di giorno ma in tarda serata. Un biologo della Rocha Finland, dotato di una apparecchio che rileva gli ultrasuoni (e, di conseguenza, la presenza di pipistrelli), avrebbe dovuto guidarci alla ricerca dei simpatici animaletti in riva ad un laghetto a mezz'ora da Turku. Perché uso il condizionale? Perché per vari motivi sono arrivato un minuto in ritardo, e ho perso l'autobus. Quindi, niente bat-caverna per me e per Duygu (una ragazza turca che ha perso l'autobus con me).

Adesso, ripensando a quella sera, penso che in fondo non è stata poi una così grave perdita. Innanzitutto i superstiti della spedizione hanno raccontato di essere stati un'ora fermi al gelo per veder passare uno-due pipistrelli in totale; poi, ho letto che il morso dei pipistrelli non è infrequente, quando si sentono disturbati, e nella maggior parte dei casi trasmette all'uomo la rabbia. Perché si sarebbero dovuti sentire in pericolo, in mia presenza? Perché quella in foto è stata la mia cena di venerdì: una confezione intera di fagioli, pane integrale, vino rosso, un goccio di Salmiakki Koskenkorva (bevanda alcolica alla liquirizia cui prima o poi dedicherò un post). Insomma: una digestione difficile. Un attimo di debolezza, e i pipistrelli si sarebbero di certo sentiti in grave pericolo...
Infine devo constatare - e forse è l'unica motivazione seria - che la sera di venerdì è stata particolarmente proficua, per lo studio. Qui i risultati ottenuti con Java e qualche lezione del corso Fractals (più una rispolveratina di un linguaggio inventato alle superiori). Mi chiedo cosa avrei potuto realizzare invece del viaggio in Lapponia.

Un topino passeggia con la sua mamma. Ad un tratto vede un pipistrello volare e, meravigliato, esclama:
- Guarda, mamma! Un angelo!

Pensiero del giorno: durante il mio periodo da studente Erasmus, Babbo Natale l'ho già incontrato; incontrare anche Batman sarebbe stato un po' troppo.

Canzone ascoltata: MC Hammer, You can't touch this

Due parole sugli "ordinatori"

Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi perché solo noi Italiani non abbiamo tradotto quasi alcuna parola informatica? Forse perché non abbiamo idea del significato? Perché "fa figo"? O perché l'impatto con l'informatica non sia traumatico (ma, se questo è il motivo, la lungimiranza non ha dato i risultati sperati)?

Capisco la mancata traduzione per tecnicismi come bus, dual layer o i nomi di alcuni algoritmi (e.g. bubble sort). Ma perché il computer si chiama ordinateur in francese, computadora in spagnolo (ordinador in catalano), dator in svedese, tietokone in finlandese (tieto = conoscenza, kone = macchina) e rimane computer in italiano? Anche in siciliano non cambia, quando perfino il latino si è adattato... Perché il mouse si chiama maus in tedesco, ratón in spagnolo (ratolí in catalano), souris in francese, hiiri in finlandese, datormus in svedese e rimane mouse in italiano? Almeno per hard disk abbiamo disco rigido (tedesco festplatte, spagnolo disco duro, francese disque dur, finlandese kiintolevy), anche se è meno usato. Ho scoperto anche che drag & drop in francese è glisser-déposer...

Ultima chiccha: una volta il nome del menu principale di Windows, nella versione italiana, era Avvio. Adesso è il menu Start. Ma, ovviamente, in spagnolo è Inicio, in francese Démarrer, in finlandese Käynnistä...

In foto: la tastiera del computer portatile di Katerina, una ragazza greca. Curiosamente, la lettera Ξ è associata alla J, l'Η (eta, η) con l'H (acca) e la Ω con la V; ma non era meglio associare la Ω con la W, dove invece c'è la Σ finale (ς)? Forse la disposizione è stata decisa in base alla frequenza di utilizzo (come nelle tastiere QWERTY), e non solo in base alla somiglianza tra le lettere. Con ALT+SHIFT si cambia il sistema di input da caratteri greci a caratteri latini, e viceversa. Ora so come fa Katerina a scrivere in chat con entrambi gli alfabeti nella stessa frase...

Pensiero del giorno: ma noi italiani, siamo troppo furbi o troppo ignoranti?


Canzone ascoltata: Bumblebeez 81 - Vila Attack (M83 Remix)

I potenti mezzi dell'ICT

Ho già accennato alle porte che si aprono con la sola vicinanza della chiave magnetica, alla stanza multimediale completamente insonorizzata, ai rubinetti con sensore ottico e ad altre piccole e costose meraviglie tecnologiche presenti al dipartimento, qui a Turku. Ma non si pensi che sia tutto rose e fiori... Perché il sistema per gestire il (mega-nuovissimo-potentissimo) videoproiettore presente in ogni aula richiede prima di tutto di accendere lo stesso; e il pulsante di accensione si trova solo sul proiettore, sospeso in aria a 2,1 metri di altezza. Come fare, allora? Semplice: 1. Sali su sedie e banchetti per raggiungere il fatidico pulsante 2. Usi l'apposito bacchettone di legno fornito in qualche aula. Un po' primitivo, non vi pare?

Per la materia Interactive Communication Systems propongo come progetto finale un sistema di puntamento ottico basato su webcam (in foto). Il professore è entusiasta dell'idea; mi servono - gli dico - "solo" due webcam ad alta risoluzione, pensando ingenuamente che, se hanno i rubinetti da 180 euro, avranno pure una webcam da 18... E invece no. Webcam disponibili: una (personale del professore). Risoluzione massima: 640x480 (ma solo se il refresh scende a 10 Hz). L'altra l'ho dovuta portare da casa (risoluzione massima: 350xqualcosa), per gentile concessione di Brian. Va bene, almeno mi daranno qualcosa per attaccare le webcam al muro... Unico strumento disponibile: un rotolo di scotch. Di quelli che la notte collassano, per cui dopo 11 ore di lavoro consecutive (e 3 ore di sonno) la mattina ho dovuto ri-calibrare tutto il sistema. Alla faccia dei potenti mezzi dell'ICT!

Le care, vecchie contraddizioni esistono anche qui. Metterò presto online una foto dei lavandini (puntualmente forniti di sapone e tovaglioli) presenti in ogni aula, anche in aula magna. Magari serve dopo qualche lezione di biologia, o chimica? No, qui insegnano solo IT. Forse per lavarsi le mani dal gesso? No, le lavagne sono a pennarello. Allora erano a gessi prima della costruzione dei lavandini? No, il palazzo è stato costruito l'anno scorso. Ma allora a che serve un lavandino per ogni aula? Insomma, non hanno idea di cosa sia un bidet, talvolta il sapone liquido nei bagni a fine giornata è ancora sigillato, ma dopo un'ora di lezione sui processi lavorativi aziendali sentono proprio il bisogno di lavarsi le mani...

Mah.

Pensiero del giorno: "non hanno idea di cosa sia un bidet" suona meglio di "vanno in giro coi tarzanelli nel ****", vero?

Canzone ascoltata: Tom Waits, Goin' Out West

venerdì 11 maggio 2007

Se questa è una pizza

Non so se per compensazione, nostalgia o semplicemente "mancanza cchi 'ffari", ma in questi giorni mi sono dato alla cucina. Dopo un veloce rodaggio al ritmo di crêpe alla nutella (dove la parte più difficile è stata trovare al supermercato una farina non integrale), mi son dedicato a biscotti al cioccolato, pizza e salame turco. I biscotti sono venuti durissimi (troppo cotti?), ma con molta pazienza si possono sgranocchiare; la pizza è venuta troppo sottile (sebbene l'impasto sia rimasto a lievitare per circa 3 ore), il bordo duro e il sapore un po' insipido; il salame turco - almeno quello, fatto con gli oro saiwa portati a Pasqua dall'Italia - è venuto buonissimo (tant'é che ogni tanto trovavo i salami dimezzati nel freezer). Mi dispiace non essere riuscito a rappresentare minimamente la gastronomia italiana (se avessi avuto la macchina fotografica nel momento in cui le persone addentavano i biscotti...), ma il mio obiettivo non era così ambizioso. E l'ultimo grosso, succulento, ipercalorico salame turco se n'é andato per recuperare un'amicizia... A causa di disguidi che non approfondirò in questa sede.

In foto: il rito di preparazione dell'assenzio di cui ho accennato nel post precedente.

Pensiero del giorno: vale di più un salame turco o un'amicizia che, comunque, tra venti giorni perderai per sempre?

Canzone ascoltata: Wolfmother, Joker and the Thief

Correva quest'anno

Era il 26 gennaio. Il Lapland trip era ancora solo un progetto. Incredibile come il tempo sia letteralmente volato via da allora! Eravamo a casa di Iivari, il mio tutor (nella foto è appena a destra del tizio col cappellino, Alex) e abbiamo visto Häjyt, un film made in Finland con risvolti comici e tragici. Anche in Finlandia c'è la (ottima) usanza di camminare scalzi dentro casa. Conosco un paio di persone in Italia che sarebbe meglio far entrare in casa tenendo le scarpe... anche qualora le scarpe fossero stivali appena usati per il guado di una palude.
Dopo che me ne andai, quella sera, si diedero all'assenzio. Ma - mi dicono - non fu una bella esperienza.

Pensiero del giorno: c'è una punta di tristezza nell'usare il passato remoto quando parli di te...

Canzone ascoltata: Guano Apes, Pretty in Scarlet